venerdì 30 agosto 2013

Guitar Sound..

La chitarra classica è un tipo di chitarra utilizzato per l'esecuzione di brani di musica classica o popolare (come per esempio la musica latino-americana o il flamenco). La forma della chitarra classica, che conosciamo e usiamo oggi, risale alla seconda metà dell'Ottocento. È composta da due parti principali:
il manico, su cui si trova la tastiera e che termina con la paletta, la quale ospita le meccaniche per l'accordatura; la cassa di risonanza, con una buca centrale, che serve ad amplificare il suono prodotto dalle corde. La chitarra classica viene costruita con legni di diverso tipo per ogni parte del corpo. La tavola armonica (quella che contiene la buca) è in legno di abete (picea abies), cedro (in realtà una conifera nord americana), o sequoia. Al suo interno, la tavola viene rinforzata con listelli di abete (cosiddetta incatenatura) secondo l'esperienza del liutaio, sì che ad incatenature diverse corrispondono caratteristiche sonore diverse. La disposizione delle catene a ventaglio, già presente in alcune chitarre dei primi dell'Ottocento, fu perfezionata dal liutaio spagnolo Torres. Le fasce ed il fondo sono costruite in varie essenze, di solito legni duri e compatti, a seconda del timbro che il liutaio vuole conferire. Molto ricercate sono le essenze di palissandro (in particolare quello brasiliano), di mogano, cipresso, ebano makassar e di acero. Il manico è costruito con legni poco sensibili all'umidità e poco propensi alla deformazione, in genere cedrella spagnola o mogano. La tastiera è inebano. Il ponte, o ponticello, al quale si legano le corde può essere in palissandro, ebano, noce o altre essenze. Il capotasto e l'ossicino sono inosso o in avorio. Oggi le corde sono fatte principalmente di nylon, che conferisce al suono un timbro ovattato e dolce, o di materiali composti a base di carbonio o fibra di vetro con un timbro più nitido e brillante ed una maggiore tenuta di suono; raramente di budello.
La mano destra:
La tecnica della chitarra classica prevede il tocco diretto delle punte delle dita sulle corde per metterle in vibrazione. Fino alla prima metà del Novecento si ebbe una viva contrapposizione fra i due “approcci” esistenti: la scuola cosiddetta “di Tarrega” sostiene l’utilizzo del solo polpastrello senza unghia, mentre la scuola più moderna prevede l’uso di unghia e polpastrello insieme (la corda viene "agganciata" nel punto di incontro fra il polpastrello e l'interno dell'unghia), ed ebbe il suo primo importante sostenitore in Dionisio Aguado. L’attacco con il solo polpastrello, sostenuto dallo spagnolo Francisco Tarrega e dai suoi allievi (fra cui va ricordato in particolare Emilio Pujol), e che vantava un certo radicamento anche tra molti dei precedenti chitarristi dell’epoca romantica, ha il difetto di non permettere allo strumento di liberare tutta la sua capacità sonora né di esprimere alcune possibilità timbriche importanti, cosicché nella seconda metà del Novecento è caduto quasi totalmente in disuso e l’insegnamento nei Conservatori prevede ormai di norma l’impiego dell’attacco unghia-corda. Le dita della mano destra impiegate per pizzicare le corde sono pollice, indice, medio e anulare (nelle diteggiature degli spartiti vengono indicate con le iniziali p, i, m, a). Il mignolo è assolutamente inutilizzato; alcuni chitarristi dell’Ottocento usavano talvolta impiegare questo dito come “supporto” per la mano, puntandolo contro la tavola armonica dello strumento mentre le altre quattro dita pizzicano le corde, ma anche questo uso è stato progressivamente abbandonato. L'importanza dell’anulare è stato lungamente discusso nel corso del'Ottocento: alcuni compositori, come ad esempio Fernando Sor, tendevano ad escluderlo dalle scale e dalla conduzione di linee melodiche, e ad impiegarlo in arpeggi e accordi solo quando indispensabile; a partire da Giulio Regondi, e ancor più da Tarrega in poi (come si può osservare dalle diteggiature delle sue composizioni), il suo impiego è stato ampiamente rivalutato, alla stregua di indice e medio, pur rimanendo inevitabilmente il dito “debole” della mano destra.
La mano sinistra:
Le dita della mano sinistra vengono utilizzate per pigiare le corde contro il manico, ciò che permette di ottenere tutte le altezze nell’estensione della corda. Sono impiegati l’indice, il medio, l’anulare e il mignolo (nelle diteggiature degli spartiti sono indicate con numeri, nell’ordine, da 1 a 4). Il ruolo del pollice è quello di equilibrare la mano premendo – senza particolare forza – contro la superficie inferiore del manico. Il suo utilizzo nel premere le corde più gravi, talvolta adottato in alcuni generi musicali popolari, è stato definitivamente abbandonato nella tecnica classica, dopo essere stato a lungo oggetto di dibattimento; a favore di tale impiego – sempre comunque molto sporadico! – furono i grandi esponenti della scuola italiana Ferdinando Carulli, Mauro Giuliani eMatteo Carcassi, mentre vi si oppose fermamente Francesco Molino e lo sconsigliavano gli spagnoli Fernando Sor e Dionisio Aguado.

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