lunedì 26 agosto 2013

Napoli..

Originata da una tradizione orale secolare, la musica napoletana assunse forma aulica nell'ambito della polifonia sacra e profana, a partire dal XV secolo e fino al XVII secolo.
L'evoluzione fu possibile grazie ai quattro prestigiosi conservatori di Santa Maria di Loreto, della Pietà dei Turchini, di Sant'Onofrio a Capuana e dei Poveri di Gesù Cristo, dai quali uscirono importanti compositori del panorama europeo, i quali contribuirono considerevolmente allo sviluppo dell'opera e diedero origine alla scuola musicale napoletana. Quest'ultima assunse un ruolo preminente nel campo della musica sacra e operistica europea dal XVII secolo in avanti, esprimendosi in musicisti come Domenico Cimarosa, Alessandro e Domenico Scarlatti,Francesco Durante, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Porpora, Leonardo Leo, Giovanni Paisiello. La qualità e la quantità della musica prodotta a Napoli durante il periodo del classicismo è esemplificata da una lettera che il padre Leopold scrisse al figlio Wolfgang Amadeus Mozart nel 1778, nella quale egli comparava favorevolmente la scena operistica di Napoli rispetto a quella di Parigi circa le possibilità di emergere per un giovane compositore. I quattro conservatori della città furono unificati nel 1808 portando alla nascita il conservatorio di San Pietro a Majella dal quale passarono personalità quali Ruggero Leoncavallo, Riccardo Muti, Vincenzo Bellini, Saverio Mercadante, Salvatore Accardo e Nicola Antonio Zingarelli. Tra i librettisti sono notevoli le figure di Salvadore Cammarano, il più importante del periodo romantico, e Andrea Leone Tottola. Tra i direttori d'orchestra di rilievo, spicca il già citato Riccardo Muti. La canzone napoletana si fonda su diversi secoli di storia, legata per lo più ad una diffusa tradizione orale. Tra le manifestazioni più antiche si annoverano i balli popolari della tarantella napoletana, più genericamente campana, nata nel corso del XVII secolo e denominata Tammurriata. Il mandolino napoletano, appartenente alla famiglia dei cordofoni, è uno strumento musicale spesso associato a Napoli
Negli ultimi due secoli prende spazio la cosiddetta canzone classica napoletana, assurta a fenomeno storico nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi festival della canzone napoletana. La canzone classica napoletana, repertorio musicale avente come esponenti compositori come Ernesto Murolo, Libero Bovio, Vincenzo Russo e Salvatore Di Giacomo, è nientemeno un simbolo della musica italiana. In questo contesto, il tenore Enrico Caruso emerse come l'interprete più noto, ed un'icona della musica napoletana nel mondo. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, alcuni autori ed interpreti continuarono nel solco della tradizione classica, come ad esempio Roberto Murolo, ed Aurelio Fierro. Altri iniziarono invece a dare luogo a contaminazioni tra canzone napoletana ed italiana, avendo in Peppino di Capri e Massimo Ranierialcuni tra i maggiori rappresentanti. Infine, il contatto dei musicisti napoletani con quelli americani, avvenuto durante l'occupazione statunitense della città, diede origine ad un ramo musicale a sé stante, in cui i motivi della tradizione si mescolarono con suoni provenienti dal miglior jazz americano e contemporaneamente con suoni arabi. Il padre di questa nuova onda musicale fu Renato Carosone. È vasta la schiera di cantautori e musicisti che hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea; in particolare, si ricordano Giuseppe Di Stefano,Domenico Modugno, Lucio Dalla, Claudio Villa, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli e tanti altri. Attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, è invece l'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana.
Enrico Caruso, per la potenza e suggestione del suo timbro, è considerato il tenore per eccellenza
Renato Carosone, cantautore napoletano di successo, è considerato il padre partenopeo di un'onda musicale giunta in Italia subito dopo il secondo dopoguerra: il jazz In epoca moderna la canzone napoletana ha visto mutare il proprio genere aprendo le porte ad altri generi musicali. Dal progressive rock degliOsanna a James Senese e i Napoli Centrale, Pino Daniele, Edoardo ed Eugenio Bennato, Consiglia Licciardi, Enzo Gragnaniello, 24 grana,Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile, Tony Esposito e il violinista Lino Cannavacciuolo, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati. Dagli anni ottanta si è affermato il genere "neomelodico"; cantautori di questo genere noti nazionalmente, tuttavia, sono solo il precursore Nino D'Angelo, Gigi Finizio e Gigi D'Alessio. Fondamentali nella musica partenopea degli ultimi vent'anni sono anche il reggae/dub degliAlmamegretta (in cui fino al 2003 militava Raiz, che poi ha intrapreso la carriera solista) e i 99 Posse. Altro fenomeno musicale storico di particolare interesse e protratto fino ai giorni nostri è infine la cosiddetta sceneggiata napoletana, che si fonda sulla sceneggiatura di un intero spettacolo teatrale partendo da una canzone di argomento popolare. Furono determinanti nel suo sviluppo le rappresentazioni di Nino Taranto e, più recentemente, di Mario Merola.

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